I simboli sacri

l’Ank - o la chiave d’Iside -, l’Occhio di Horo e Khepri, lo scarabeo sacro.

I sacerdoti egiziani li usavano nelle celebrazioni sacre come simboli o geroglifici, ma anche come amuleti per proteggere l’anima contro le avversità, sia in vita che dopo la morte.

Croce Ankh

L'ankh veniva utilizzato in particolare come amuleto, capace di infondere salute, benessere e fortuna.

Appare in genere raffigurato tra le mani di una divinità.

L'occhio di Horus

Lo udjat era l'occhio del dio falco Horus, antica divinità del cielo.

Questo simbolo era considerato un importante talismano contro ogni elemento negativo, in particolare difendeva dalle malattie e prometteva anche ottima vista a chi lo portava.

Lo scarabeo

Era considerato fonte di vita, di creatività, di virilità e di rinnovamento.

Gli Egizi associarono l'attività dello scarabeo stercorario - che deposita il suo seme nello sterco al quale dà poi una forma sferica facendolo rotolare con le zampe posteriori - con il corso giornaliero del sole, che si sposta da est a ovest, a indicare il rinnovamento e l'auto-rigenerazione costante.

Veniva posto a protezione del cuore della mummia. Si pensava, infatti, che lo scarabeo potesse mangiare tutte le cattive azioni commesse dal defunto in vita rendendo così più leggero il suo cuore e permettendogli di superare la prova della pesatura del cuore.

  Djed

 

Il pilastro djed appare associato ad Osiride  e, più precisamente, alla sua colonna vertebrale ed esprimeva la stabilità e la vita eterna.

Il nodo di Iside (tiet)

 

Il tiet era molto simile all'ankh, ma con le braccia rivolte verso il basso. Prometteva una protezione generale a vivi e morti.